Qualche mese fa
abbiamo organizzato in Microsoft House un interessante incontro sul progetto di
Smart Working (e non solo) che abbiamo fatto con Maire Tecnimont.
In quell'occasione
Michele Mariella ci ha raccontato i mille aspetti critici di un progetto come
quello, e quelle che si sono poi rivelate le scelte vincenti. E tra questi era
preminente l'attenzione data agli utenti, la gestione del cambiamento non come
una imposizione ma come un progressivo accompagnamento.
Ma oggi non vogliamo
parlare in particolare dello Smart Working di Maire, ma di un aspetto che
questo progetto ha in comune con molti altri.
Se vi occupate di
informatica in azienda è probabile che l'abbiate visto, da vicino o da lontano:
un progetto grande o grandissimo (relativamente alle dimensioni dell'azienda)
fatto benissimo, sofisticatissimo e pensatissimo, che è durato tantissimo (se è
finito). E che, magari dopo un gran lancio pirotecnico, è rimasto lì, tanto
patinato quanto inutilizzato e poco interessante per gli utenti. Sono
particolarmente soggetti a questo tipo di parabola, di esistenza effimera, i
progetti CRM e le intranet (quando erano di moda), ma probabilmente esistono
esempi in tutte le altre aree.
In particolare
corrono lo stesso rischio collaborazione e sicurezza.
Il fatto è che è
difficile far cambiare abitudine alle persone, mentre è facile semplicemente
imporre una regola invalicabile. I progetti ERP non corrono il rischio di
rimanere inutilizzati (salvo rare eccezioni) perché senza l'ERP non si lavora.
Non si può ignorare l'ERP o continuare a usare il vecchio. Ma con il CRM o la
intranet è diverso, se lavoravamo senza prima, allora possiamo continuare a
fare senza. Soprattutto se si avesse l'impressione (errata) che invece di fare
meglio, si faccia peggio e più lentamente.
Per fare una
analogia: quanto è facile chiudere una strada al traffico, in confronto ad
ottenere che i cittadini usino di più i mezzi pubblici e meno l'auto?
Tutta questa
premessa per dire una cosa: in molti progetti la cosa veramente difficile non è
la parte tecnologica, ma il convincere gli utenti a cambiare abitudini, a usare
i nuovi strumenti in un nuovo modo.
E in alcuni casi non
è nemmeno una questione di abitudini, ma di "cultura aziendale". È
l'aria che si respira in azienda a condizionare o dettare i comportamenti. Gli
strumenti non c'entrano, nel migliore dei casi sono un facilitatore.
E la collaborazione
è l'esempio principe di questo problema.
Gli strumenti di
collaborazione di Office 365 sono sicuramente i migliori. Teams, Skype,
SharePoint, Office sono perfettamente integrati e considerano la collaborazione
tra gli utenti la loro prima missione. Ma da soli non sono sufficienti.
Le persone molto
spesso pensano di avere molti "buoni" motivi per non voler realmente
collaborare, varianti dello stesso
filone. Ad esempio:
Mi tengo la proprietà
intellettuale, così valgo di più per l'azienda
Non dico ai colleghi cosa sto
facendo (da un cliente ad esempio) perché non si sa mai cosa potrebbero
fare
Se qualcun'altro fa brutta
figura io ci guadagno
Se coinvolgo qualcuno in una
cosa poi magari domani quella cosa la fa lui (e io perdo un ruolo)
E così via …
Ma "il segreto
del successo è di lavorare meno come individui e più come una squadra"
(Knute Rokne)
Il fatto è che
raramente i colleghi hanno obiettivi comuni, salvo quello generale del successo
dell'azienda o del reparto. E anche questi ultimi spesso non sono nemmeno
riconosciuti. Gli obiettivi dichiarati sono invece molto personali e tendono a
mettere in conflitto le persone.
L'azienda dovrebbe
invece premiare la collaborazione, non necessariamente direttamente, ma
riconoscendo i meriti di chi aiuta i colleghi, magari a scapito dei propri
risultati, o comunque facendo qualcosa in più che forse il ruolo non
richiedeva.
Perché
"collaborare" non significa solo lavorare insieme per un obiettivo
comune, sempre che ci sia, ma anche aiutare i colleghi a raggiungere i propri.
E far fare bella figura ai colleghi è una azione strategica, che ci ripaga a
lungo termine, mentre agire per se stessi, a scapito dei colleghi, può dare
benefici immediati, ma alla lunga è controproducente.