26 marzo 2019

Se son tulipani, non fioriranno

Criptazione, anonimato, assenza di controlli: armi a doppio taglio, specie se si parla di denaro

​Non conosciamo QuadrigaCX o i suoi dipendenti, non conosciamo né abbiamo mai conosciuto Gerry Cotten, non conosciamo Jennifer Robertson. Ma soprattutto non abbiamo alcuna ragione di dire o pensare male di queste persone, non intendiamo implicare nulla di negativo nei loro confronti e non vogliamo essere colpevoli di disseminare false informazioni di alcun tipo. L'unico motivo per cui li tiriamo in ballo è perché un tragico evento ha evidenziato alcuni aspetti delle criptovalute che ci paiono poco desiderabili, così come a nostro parere è poco desiderabile l'anonimato su internet, che tanti ritengono un irrinunciabile privilegio.

Ma partiamo dai fatti:

  • QuadrigaCX è (ancora per poco) una società Canadese di intermediazione di criptovalute. In sostanza, poiché la grande maggioranza delle persone non ha gli strumenti per operare con criptovalute, sono emersi diversi intermediari che operano per conto di investitori. Sono come delle banche, con un sito di home banking, ma trattano Bitcoin, Litecoin, Ethereum e altre valute simili..
  • Il 9 dicembre 2018 Gerry Cotten, il CEO di QuadrigaCX, è morto a Jaipur, India per complicazioni legate al morbo di Crohn.
  • Tutte le chiavi di accesso ai "portafogli" virtuali che contenevano i circa 150 milioni di dollari dei clienti erano note solamente a Cotten.
  • Jennifer Robertson, la vedova, pur avendo recuperato il laptop di Cotten, non ha trovato nessuna delle password di accesso. Nessuno in QuadrigaCX aveva le password.
  • In seguito a quanto sopra, essendo impossibilitata ad accedere ai propri fondi, QuadrigaCX ha chiesto ai giudici l'amministrazione controllata, che è stata concessa. Ernst & Young è stata nominata amministratore ("monitor").
  • Ernst & Young, con grande fatica ha recuperato l'accesso a circa metà dei fondi. Nello spulciare il database operativo di QuadrigaCX (un "normale" database e quindi accessibile) hanno trovato diversi account apparentemente fasulli, nel senso che non sono associati a persone reali. Questi account hanno fatto transazioni significative.
Quanto sopra crediamo siano i fatti, salvo forse il dettaglio della morte di Cotten, che secondo alcuni è simulata.

Il resto sono supposizioni, illazioni, deduzioni. Ma fatto sta che sono plausibili, e questo è il punto.

Le illazioni, fantasie, ecc, sono di questo tipo:
  • Gerry ha fatto transazioni dai portafogli dei clienti verso portafogli suoi. Poi ha fatto finta di essere morto.
  • Gerry è morto, e Jennifer in realtà le password le ha, ma preferisce far finta di non averle e tenersi i soldi.
  • QuadrigaCX da tempo aveva perso i soldi dei clienti. Non sapendo cosa fare si sono inventati questa storia.

Innanzi tutto crediamo si debba notare la contraddizione tra il concetto di criptovaluta e il fatto che esistano operatori che le trattano. A nostro modo di vedere una dovrebbe escludere l'altra. Lo scopo della criptovaluta è di consentire transazioni senza intermediari e senza autorità di controllo, senza necessità di fiducia e in modo totalmente anonimo e non tracciabile. Evidentemente tutto questo viene a mancare nel momento in cui opero tramite un intermediario, che sa chi sono e del quale mi devo fidare, che utilizza un database tradizionale per tracciare le operazioni che faccio. Chiaramente agli investitori di QuadrigaCX non interessava Bitcoin per se, ma solamente l'illusione della speculazione. Proprio come nel 1636 quando alcuni olandesi pagarono cifre iperboliche per bulbi di tulipani per i quali non avevano alcun interesse (salvo l'illusione di rivenderli) oggi molti comprano Bitcoin non per pagare riscatti o trattare armi e stupefacenti, ma nell'illusione di guadagnare rivendendoli (evidentemente sulla pelle di qualcun altro).

Purtroppo le caratteristiche delle criptovalute le rendono particolarmente adatte alla truffa. Siccome non si può tracciare nulla, è praticamente impossibile essere certi che Jennifer non abbia fatto sparire parte dei fondi, per poi sostenere che non ha la password. Oppure potrebbe averlo fatto Gerry, ma qui c'è il dettaglio che dovrebbe aver simulato la propria morte, cosa parecchio più complessa che rubare Bitcoin. Oppure QuadrigaCX stessa potrebbe aver fatto transazioni non autorizzate con i soldi dei propri clienti, nella speranza di guadagnare e tenersi il margine. Anche questa è una interessante possibilità, più o meno impossibile da verificare.

Il fatto che Ernst & Young, pur avendo pieno accesso ai sistemi informativi di QuadrigaCX, non sia ancora riuscita a capire dove sono finiti metà dei soldi è la dimostrazione che Bitcoin funziona esattamente come dovrebbe, e che appunto perché funziona è molto pericolosa da usare. E tutto sommato il fatto che sia consentito operare in modo del tutto anonimo, e qui parliamo in generale, ci sembra sia più un vantaggio per i disonesti che per gli onesti. In questo specifico caso i falsi account trovati nel database di QuadrigaCX non potrebbero esistere se fosse sempre obbligatorio conoscere la vera identità dell'interlocutore.

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