15 maggio 2024

​Le intersezioni

Quando la blockchain interseca la AI…

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​L'abbiamo sentito alla radio qualche tempo fa. Il dis­cor­so era probabilmente sensato, o forse era spon­so­riz­za­to, o forse era sconclusionato. Non lo sap­pia­mo perché l'abbiamo sentito solo in parte e poi non sta­va­mo nemmeno ascoltando. Ma questa faccenda del­la blockchain che interseca l'intelligenza artificiale ci è rimasta in testa, un po' come quelle canzoni di cui non riesci a liberarti e non sai perchè, perché nem­me­no ti piacciono. 

Poi appena ci riesci la risenti da qualche parte…
Noi pensavamo di esserci liberati della blockchain, ormai non se ne parlava più. Non era più la tecnologia emergente, quella dalle mille promesse, quella con cui si può fare tutto.
In effetti quel ruolo l'aveva preso l'Intelligenza artificiale, con quella sì che si può fare tutto, meglio, lasciando sul lastrico tutti, che poi quindi non avranno i soldi per com­prar­si quelle cose bellissime che la AI avrà inventato.
E poi ecco, alla radio spunta un tipo che interseca la AI con la blockchain. Che poi nem­me­no capiamo cosa significa. Ma lui era sicurissimo che ora la AI si interseca con la blockchain. Forse si aspetta che la blockchain incateni la AI e la riporti a terra? O che la AI trovi modi intelligenti (artificialmente) di usare la blockchain, che non consistano nel rubare denaro ai polli?
Non lo sappiamo, perché la cosa non è stata approfondita.
Ma nel ripensare alla faccenda ci è occorso che la AI e la blockchain hanno una cosa in comune, oltre a essere (o essere stata) la promessa informatica del momento.

Quello che hanno in comune queste due tecnologie, e non è una cosa positiva, è "l'in­ver­sio­ne dell'onere della prova (dell'utilità)".

Normalmente l'evoluzione tecnologica parte da un problema. Un qualcosa che si vor­reb­be fare meglio o un qualcosa che si vorrebbe fare e non ci si riesce. Qualcuno si scervella, prova e riprova, si fa male provando, e alla fine inventa una soluzione che poi diventa patrimonio di tutti (almeno in un mondo migliore del presente).

Con blockchain e AI sembra si sia rovesciato il processo. Sono, come direbbe Pirandello, due soluzioni in cerca di problema.  È solo con queste due tecnologie che si sono sentiti clienti dire "ma che bella questa roba, cosa ci potrei fare?". Salvo poi ri­ma­ne­re delusi con blockchain, perché più che ri­sol­ve­re un problema (inesistente), la soluzione era essa stessa un nuovo problema, e con la AI perché i problemi che si sa­reb­be­ro voluti risolvere in realtà erano irresolubili, mal posti, o semplicemente non affrontabili con la tecnologia attuale.
Tutto questo è probabilmente il risultato di un eccesso di marketing e di una tecnologia che di per sé è indubbiamente affascinante, soprattutto la AI. È quindi naturale che ci si chieda cosa ci si potrebbe fare.
Proprio come l'ultima versione del telefonino, o l'ultimo modello di automobile, dotati di nuove funzioni dall'utilità dubbia, ma che non possiamo fare a meno di desiderare.

Il problema della blockchain è di essere utile per gestire transazioni dove manca la fiducia, non si vuole un controllo esterno e si vuole mantenere tutto nascosto. Quindi interessa prevalentemente a delinquenti,  trafficanti e truffatori.

Per la AI la faccenda ci pare diversa.
Se pensiamo a tutta l'evoluzione tecnologica degli ultimi 60 anni, vediamo infinite ap­pli­ca­zio­ni di algoritmi che oggi verrebbero venduti come intelligenza artificiale. Pensiamo ad esempio a GPS, telefonia cellulare con beam-steering, ai sistemi di navigazione che individuano il percorso ottimale, a quelli che tengono conto del traffico, agli algoritmi che ci bombardano con la pubblicità "mirata", a quelli che su instagram o youtube o TikTok ci fanno vedere le cose che ci piacciono, a quelli che migliorano le fotografie che facciamo col telefonino, a quelli che ci fanno pagare i biglietti aerei cifre che dipendono da quanto li desideriamo, ecc. ecc. ecc.
Ma la grande enfasi che stiamo vedendo ora sulla AI è in realtà legata ad una importante e improvvisa evoluzione in uno specifico campo, quello della AI generativa. Che produce risultati affascinanti ma appunto in un ambito che è abbastanza ristretto se lo confrontiamo con tutto quello che si fa oggi usando tecniche di intelligenza artificiale.

È probabile che le stesse tecniche che hanno fatto evolvere il trattamento del linguaggio naturale possano applicarsi anche ad altri ambiti. Anzi, è certo. L'abbiamo visto con Dall-e, che crea immagini, e recentemente con Sora che crea filmati. Poi si dice che OpenAI abbia fatto passi importanti anche nella generazione della voce, al punto da ritenerla pericolosa, e si dice anche della logica, con un qualcosa che è in grado di dimostrare teoremi.

L'intelligenza artificiale generativa evolve a gran velocità, tutto il resto continua ad avanzare, ma senza scossoni.

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