12 luglio 2023

​C'era una volta

​Ormai c'è il prima della pandemia e il dopo la pandemia, quello che è prima è di un'era diversa?

Tanto tempo fa, prima della pandemia, si parlava di collaboration. Che in italiano sarebbe collaborazione. Ma siccome collaborazione suona male, anzi malissimo, evoca i collaborazionisti o cose del genere e non verrebbe apprezzato, allora dicevamo collaboration.

A quei tempi collaborare tra colleghi era considerata cosa buona.

Tanto che i produttori di applicazioni come Office insistevano molto sul valore della collaborazione, al punto di creare oggetti come SharePoint, Skype/Teams, e ap­pli­ca­zio­ni individuali come Word ed Excel che hanno specifiche funzionalità pensate per favorire e facilitare il lavoro a più mani, un po' come questi due: Dardanella.

Poi venne la pandemia, e con quella la collaborazione divenne più virtuale, a distanza. E gli strumenti informatici capaci di favorire la collaborazione divennero ancora più importanti, l'unico modo per lavorare insieme e sentirsi un po' parte di un gruppo erano loro.
Altrimenti si stava in un'isola deserta, tutti soli a farsi il tampone.

Poi la pandemia finì, o almeno fu promossa (o degradata) a semplice scocciatura, e potemmo finalmente occuparci d'altro.

E venne l'Intelligenza Artificiale, detta anche AI (rigorosamente, si pronuncia EI AI, e non è una compagnia aerea).

E che cos'è l'intelligenza artificiale se non l'apoteosi del "fai da te che fai per tre"?

Ma la cosa un po' particolare è che la AI nelle sue varianti più evolute usa il lavoro dei colleghi della stessa azienda per produrre proposte di testi, presentazioni, immagini, ecc.

Cioè, abbiamo inventato la "collaborazione per interposta AI".

Il prossimo passo dovrebbe essere una AI che quando le chiedi "fammi 'sto PowerPoint" ti risponde "ti chiamo tizio che è bravissimo e che ti può dare una mano".

Perché tutto sommato non siamo sicuri che l'avere due persone che lavorano insieme a una sola cosa, invece di due persone ognuna delle quali collabora con la sua AI per fare una cosa diversa, sia poi tanto svantaggioso per l'azienda. Sicuramente a fare da sè ci sarà una maggiore efficienza in molti casi, ma non crediamo debba essere sistematico o pre­pon­de­ran­te. Perché alla lunga spingerebbe a lavorare sempre soli, proprio l'opposto della collaboration.

E poi ci sarebbe un dettaglio, una domanda che gira un po' sottintesa ma che ap­pa­ren­te­men­te nessuno chiede a voce alta: se gran parte dei documenti li fa l'AI, e se l'AI impara dai documenti che facciamo, allora la AI impara da se stessa? Mah, speriamo proprio di no, altrimenti siamo già in Matrix e nemmeno ce ne siamo accorti…

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